• Museo della grande guerra, nel Forte Belvedere / Werk Gschwent, Lavarone, Trento

    F.Collotti, G.Pirazzoli con V.Fantin
    Lavarone, Trento 1980

    Corazzata di acciaio e cemento sepolta nella montagna di pietra. Costruito tra il 1908 e il 1913 dall’Impero austroungarico dentro e sopra uno sperone di roccia in bilico sulla Val d’Astico apparteneva al complesso sistema di fortificazioni per la difesa del Trentino meridionale. Macchine da guerra per traguardare senza farsi vedere.
    In un più ampio incarico di risignificazione dei paesaggi fortificati della Grande Guerra attraverso operazioni di coltivazione architettonica dei luoghi abbiamo lavorato al recupero e alla valorizzazione del Forte quale Museo della Grande Guerra.
    Lamiere navali acidate e di forte spessore costruiscono lamieroni e scatole della memoria che ospitano la collezione di reperti. Una sorta di risarcimento verso la sottrazione del ferro che qui fu depredato “per la patria” – e per altre guerre – sul finire degli Anni Trenta.
    Un luogo tragico che obbliga a lavorare in maniera dura e priva di orpelli, entrando in quel mondo di forme fatto di forti spessori, di ragioni tattiche che sovraintendono alla forma di oggetti per fortuna oggi distanti dalla nostra vita di tutti i giorni: il portone rivestito come la corazza di un animale barbarico, il rifacimento dei pavimenti in battuto di cemento grezzo e in larice (legno tecnico, non da arredatore), le tabelle segnaletiche realizzate scavando con la fiamma lastre di ferro profonde, Nelle vecchie stanze recuperate alcune bacheche raccolgono pochi disperati oggetti rimasti, una collezione laconica, allestita con quel distacco che consente alle cose che recano ricordo di divenire oggetti il cui uso è sospeso, messi su un piedistallo o sotto un vetro, incorniciati a prender la giusta misura dal visitatore (una vicinanza irriducibile).

  • WW1 Museum in Forte Belvedere / Werk Gschwent, Lavarone, Trento

    F.Collotti, G.Pirazzoli con V.Fantin
    Lavarone, Trento 1980

    An armoured fortress of iron and cement buried in the mountain rock. Built between 1908 and 1913 by the Austrian-Hungarian Empire inside and above a rocky spur on top of the Astico Valley, this place belonged to a complex system of fortification to defend the southern region of Trentino. A war machine to observe, without being seen. Within the wider scope of our assignment to give back significance to fortified landscapes of the Great War through architectural works on the sites, we have worked on the renovation and enhancement of the Fort which houses the Great War Museum. Thick,old metal shipbuilding plates to construct larger sheets or memory boxes which host the exhibits, in remembrance of the iron mining which took place here during the 30s for other wars, ‘for the homeland’.  A tragic, tough place of hard work, a world of thickness, of everyday objects transformed for tactical reasons: the large door armoured like a barbaric animal, resurfacing of floors in rough concrete and course wood,the signs carved in flame on metal shets. In the old rooms, some left behind objects found in a cabinet, a laconic collection, set up with that objectivity that makes the objects lose their sense of use, put on a pedestal or under glass, framed to demand the right moderation from the visitor (an inflexible proximity).